Archivio Storico di Crespi d’Adda Ing. Giovanni Rinaldi
Conservatore: Comune di Capriate San Gervasio
Produttore fondo: Cotonificio Benigno Crespi e società successive
La storia del Cotonificio di Crespi d'Adda inizia nel gennaio del 1877, quando Cristoforo Benigno Crespi, acquistava 85 ettari di terreno boschivo, situato tra i comuni di Canonica d'Adda e di Capriate d'Adda. Contemporaneamente all'acquisto del terreno Cristoforo acquisiva dai Visconti di Modrone la concessione d'acqua sul fiume Adda, e, sempre nel 1877, iniziava la costruzione dello sbarramento per il canale di derivazione, necessario per azionare l'impianto di turbine idrauliche che avrebbero fatto funzionare i macchinari del Cotonificio. Il primo reparto ad essere costruito fu quello della filatura con 10.000 fusi acquistati dall'azienda Platt Brothers, macchinari che sfruttavano l'energia idraulica presente sul territorio.
Fu durante l'inaugurazione del 25 luglio 1878 che il figlio adolescente di Cristoforo, Silvio Benigno (1868 - 1944), diede formalmente inizio all'attività gettando una manciata di cotone all'interno dei nuovi macchinari. Già in quella data, 1878, le maestranze alle dipendenze dei Crespi raggiungevano il numero di 300 operai.
Ben presto cominciò a delinearsi anche l'idea del Villaggio sociale e, nel 1892, fu ultimata la costruzione delle prime quattro villette di via Marconi. Inizialmente non esisteva un progetto definito di Villaggio, fu il figlio di Silvio a promuovere la realizzazione di un piano più vasto e organico e, nell'arco di vent'anni, il paese acquisì una fisionomia completa, seppur non definitiva. Con la legge dell'aprile 1889 l'agglomerato di case fino ad allora costruite, ottenne il riconoscimento ufficiale di "frazione", assumendo il nome di Crespi d'Adda. Nel 1892 gli edifici abitativi risultavano già 15 e ospitavano circa 600 persone, due anni prima, inoltre, erano stati completati gli edifici della scuola e dell'asilo, mentre i lavori per la Chiesa erano appena cominciati (1891).
Nel 1894 lo stabilimento si ampliava con la costruzione della tessitura con iniziali 300 telai, che nell'arco di poco tempo aumentarono progressivamente.
Giungendo al periodo bellico, similmente all'industria in genere, il periodo fu sostanzialmente favorevole. La "Benigno Crespi", infatti, godette delle commesse statali di tessuti per aeroplani e nel 1919 iniziarono i lavori per un nuovo ampliamento.
La prima vera crisi intervenne tra il '25 e il '27, a causa della politica del Duce legata alle esportazioni, che limitò fortemente l'attività dei Crespi e portò a numerosi licenziamenti. Passato anche il '29, l'anno successivo nasceva la Società anonima commerciale dei cotonifici Benigno Crespi, veneziano e toscano. Nell'aprile del 1931 ci fu la fusione con il Cotonificio veneziano e le Manifatture toscane riunite, con il cambiamento di ragione sociale in Stabilimenti tessili italiani (con 21 stabilimenti di filatura, tessitura e finissaggio). Pochi mesi dopo - per problemi interni - i Crespi lasciarono definitivamente il complesso industriale, che nel 1935 si sciolse passando sotto il controllo dell'IRI, con la denominazione di Società anonima STI, già Benigno Crespi. Due anni dopo, nel 1937, la direzione passò a Bruno Canto. La gestione di Canto sembrò finalmente far riprendere quota alla società e al proposito realizzativo. Da quella data lo stabilimento si avvalse della congiuntura economica favorevole e nel Villaggio si procedette a degli ammodernamenti sia nelle abitazioni quanto nei servizi.
Con l'aprile del 1940 la società modifica nuovamente la denominazione in S.A. Stabilimenti tessili italiani, scomparendo dopo 135 anni il nome Benigno Crespi; l'impresa restava proprietaria sia della fabbrica che del Villaggio con i terreni annessi. Subito dopo la guerra, nel fervore della ricostruzione generale e della ripresa economica, sembrò, inoltre, che si potesse finalmente completare l'originario e incompiuto progetto di "Villaggio ideale". Ma dopo aver realizzato solo parte del progetto, tutto si arenò nuovamente a causa dell'incidente stradale in cui perse la vita Bruno Canto (1957). In ogni caso è già del novembre del 1954 la richiesta di ammissione della società alla procedura dell'Amministrazione controllata.
Con la fine del 1970 la STI fu incorporata per fusione nella Manifattura Rossari &Varzi con sede in Galliate, società che di fatto venne sciolta e messa in liquidazione il 28 giugno 1972. A seguito della costituzione di Inditex spa e Addafilo con sede in Milano del 24 ottobre 1972, le due costituende società, Addafilo spa e Inditex spa, acquistarono da MR&V in liquidazione il complesso industriale di Crespi il 22 dicembre 1972. Addafilo acquistò la parte a nord dell'ingresso centrale e i Servizi tecnici, la Inditex il rimanente. Tutte le altre proprietà del Villaggio rimasero alla MR&V che ne curò la vendita, in prima istanza, agli abitanti del Villaggio e poi anche ad esterni.
Il 1° dicembre 1980 le attività in capo alla Inditex furono scorporate e conferite integralmente nella Addafilo, che nell'ottobre di due anni dopo, nel 1982, modifica la ragione sociale da Addafilo spa a Leglerdenim spa. Lo stesso anno l'Inditex era incorporata nella Legler industria tessile spa di Ponte S. Pietro.
Consistenza: 115 ml
Tipologia: inventario analitico
Estremi cronologici della documentazione: 1874-2014
Contenuto:
L’archivio storico di Crespi d’Adda Ing. Giovanni Rinaldi (già A.S.C.A.L.), di proprietà dall’amministrazione comunale di Capriate San Gervasio, è conservato presso l’edificio delle ex scuole del Villaggio operaio di Crespi d’Adda “Scuole STI”, oggi Visitor Center del sito iscritto Lista del Patrimonio UNESCO dal 1995.
L'archivio storico, nello specifico, è stato costituito alla fine degli anni Ottanta a seguito della selezione del materiale di cui è stato incaricato l'ingegner Giovanni Rinaldi, all’epoca responsabile dell'ufficio tecnico del gruppo tessile. La documentazione conservata è pertanto il risultato di una scelta che tiene conto della volontà di conservazione storica ma anche delle necessità legate al passaggio dell'archivio ai nuovi proprietari in occasione della vendita della fine degli anni Ottanta. Questa selezione è evidenziata dalla mancanza di alcune serie, come quella molto scarna del personale, di gran parte della documentazione societaria e di quella legata all'attività promozionale.
La parte più antica, specificatamente relativa al Cotonificio Benigno Crespi, risulta molto lacunosa: si pensa che tale documentazione fosse conservata nella residenza milanese dei Crespi e che possa essere andata distrutta in seguito al crollo e all'incendio del loro palazzo di via Borgonuovo, causati dai bombardamenti aerei inglesi del 12 e 13 agosto 1943.
L'ing. Rinaldi ha provveduto all'organizzazione del materiale documentario selezionato per l'archivio storico disponendolo in armadi, schedari e cassettiere appositamente scelti; dall'analisi delle camicie dei fascicoli si può presumere che, in molti casi, abbia modificato l'ordinamento originario delle carte, adottando criteri che non sempre coincidono con quelli archivistici. Frutto del suo lavoro sono stati nove cataloghi, redatti nel giugno del 1989 e aggiornati almeno fino al 2002 - se non oltre -, in cui la documentazione viene descritta in modo molto analitico, senza però una struttura logica che rifletta l'attività del gruppo tessile.
Vi sono descritti non solo i documenti cartacei ma anche le fotografie, i disegni, i cimeli, gli arredi, i libri della biblioteca e quant'altro.
Il nucleo originario è stato nel tempo incrementato da lasciti ad opera di dirigenti e/o eredi di quest'ultimi. Ne è un esempio il Fondo "Michele Bagnarelli", costituito da documentazione della sede sociale di Milano della Società tessile italiana e della Manifattura Rossari & Varzi, donato - in seguito alla fusione -, dal dott. Bagnarelli, consigliere delegato della STI e presidente e consigliere delegato, nonché liquidatore della Rossari & Varzi. O anche il Fondo "Lidia e Valeria Brunati", pronipoti dell'ing. Brunati che nel 1998 hanno donato le carte dell'ing. Pietro Brunati.
Da segnalare la presenza di alcuni piccoli archivi aggregati: il Circolo ricreativo di Crespi d’Adda, le Cooperative di Crespi d’Adda e la Raccolta Emilio Crespi.
Tra il 2015 ed il 2018 l’Archivio è stato oggetto di un intervento di riordino da parte della Fondazione Legler per la storia economica e sociale di Bergamo, avvalendosi di un contributo di Regione Lombardia. Partendo dagli strumenti di corredo preesistenti, la Fondazione ha schedato e riordinato l’intero archivio, e lo ha reso fruibile attraverso il software di descrizione archivistica Archimista.
L'accesso ai fondi dell’Archivio è gratuito ed è consentito per la consultazione di documenti necessari per ricerche di carattere storico o amministrativo con modalità disciplinate da apposito regolamento.
Relazione e revisione: Fondazione Legler per la storia economica e sociale di Bergamo
Inventario: https://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/51635/