I caratteri originali della Bergamasca

Presentazione dell’opera
ROBERTO SESTINI

Presentazione dell’opera


La Fondazione per la Storia economica e sociale di Bergamo con questo volume – e con gli altri che seguiranno nei prossimi anni – dà concretamente il via alla pubblicazione di un’opera alla cui realizzazione stanno lavorando dal 1988 alcuni dei più qualificati studiosi italiani ed europei, coordinati dal professor Aldo De Maddalena ed accomunati dall’ambizioso progetto di interpretare – in una dimensione multidisciplinare che riunisce forse per la prima volta così numerosi specialisti di diverse discipline scientifiche – un processo che nei secoli ha fatto di Bergamo una delle aree economicamente più avanzate a livello italiano ed internazionale, con sue specifiche caratteristiche e modalità di sviluppo. Una realtà spesso solo in parte conosciuta fuori dai confini orobici ed ugualmente scarsamente percepita persino dai bergamaschi per quella tipica ed inconfondibile riservatezza che da sempre caratterizza una comunità che per creatività, impegno sociale e dedizione al lavoro ha pochi eguali nel mondo. Fin dall’inizio l’obiettivo prioritario della Fondazione è stato non a caso quello di rendere un doveroso omaggio ad un territorio ed alla sua gente, perché anche sul piano scientifico e culturale, oltre che per la concretezza delle opere, Bergamo possa avere quella giusta valorizzazione che ha saputo conquistarsi nella storia. Questo era del resto lo scopo principale del primo presidente della Fondazione, l’indimenticabile avvocato Tino Simoncini, al quale va attribuito il merito di avere dato vita a questo istituto e di averne saputo assicurare solidità e certezza d’azione chiamando a raccolta alcune delle realtà più significative dell’economia bergamasca (la Camera di Commercio, la Banca Popolare di Bergamo Credito Varesino, la Banca Provinciale Lombarda, il Credito Bergamasco e l’Italcementi), che col contributo di soci fondatori hanno permesso l’avvio dei lavori. Ricordare in questa sede la figura di illuminato amministratore pubblico e di amante della storia patria di Tino Simoncini potrebbe essere utile o retorico, ma non lo è certamente ricordarlo e dedicargli, almeno idealmente, quest’opera che vede la luce in uno dei momenti più difficili sul piano economico e sociale degli ultimi decenni. Molte certezze sono crollate ed alcuni valori di fondo sembrano essere stati dimenticati. Come non sperare quindi, in questo clima culturale e politico, di cercare di portare un contributo di idee e di esperienze fondamentali attraverso una visione realistica, ed equilibrata, della vita e della storia della nostra gente negli ultimi secoli, così che le riflessioni sul passato possano arricchire ciascuno e rafforzarne l’impegno nel lavoro quotidiano. Una conoscenza reale delle nostre radici è del resto fondamentale, soprattutto in momenti di crisi come questo, per progettare meglio il futuro. La Storia economica e sociale di Bergamo, che viene fra l’altro a colmare un vuoto quasi inspiegabile a livello di conoscenze – come verrà dimostrato nei prossimi volumi che conterranno sorprese e scoperte di non poco conto – non si presenta in ogni caso come un progetto chiuso negli scopi e nei tempi, tanto che, a fianco della collana che inaugurata da questo volume di presentazione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio (un dato costante su cui si è poi basata la presenza dell’uomo) e che terminerà entro alcuni anni con la pubblicazione di una dozzina di tomi, sono previste ricerche monografiche e di approfondimento, alcune delle quali già in corso. Lo scopo è quello di assicurare un sempre più vasto coinvolgimento di idee e di persone per indagare la storia e l’evoluzione della nostra comunità.

Le mappe sono allegate al volume-contenitore “Cartografia e tavole fuori testo”
In vista della Storia economica e sociale di Bergamo e della Bergamasca
ALDO DE MADDALENA

In vista della Storia economica e sociale di Bergamo e della Bergamasca




Da qualche tempo in qua si va diffondendo un preciso e notevole interesse per la ricostruzione della storia di numerosi centri urbani (per lo più avulsi dai loro contadi) della nostra Penisola. Una rivisitazione del passato che, volta a volta, risale la china del tempo per tratti più o meno lunghi e si spinge in spazi più o meno ampi e precisati. Entro i quali le trasformazioni ambientali ed il variare delle condizioni umane, le superbe imprese dei protagonisti e le vicende umili dei comprimari, le ambizioni e le frustrazioni, le vittorie e le sconfitte si sono inesorabilmente inanellate: via via foggiando (talora arricchendolo, talaltra impoverendolo) quel patrimonio spirituale e materiale di cui noi, ora, disponiamo. Non è certamente il caso di redigere un elenco di codesti saggi storici: basterebbe scorrere i titoli contenuti nei listini delle pubblicazioni delle case editrici, e non solo di quelle più importanti e rinomate, per rendersi conto della rilevanza del fatto. E per annotare che non solo le città le quali vantano un passato ricco di memorie e di moniti hanno attirato l’attenzione degli studiosi e degli editori. Non poche comunità cittadine, in apparenza di media e, addirittura, di marginale importanza, hanno indotto a ripensarne la storia, nella convinzione, per lo più giustificata, che qualcosa di significativo, che qualche risposta illuminante sarebbe stato possibile rintracciare nelle fonti, ancorché minori, della civiltà urbana. Quella civilitas che è patrimonio prezioso e qualificante del nostro Paese, avendone impregnato per lungo tratto il più che millenario percorso storico. Bergamo, con la sua gente, non avrebbe potuto stare appartata in questo generale risveglio di riflessioni, di riconsiderazioni, di reinterpretazioni del passato delle sue comunità cittadine e rurali. Tanto più che la sua storia s’è innestata, come poche altre, sul tronco d’un albero, contorto e ramificato, che potrebbe essere assunto a eloquente modello metaforico della genealogia del nostro Paese. Assai benemerita, pertanto, è stata l’iniziativa varata dalla Camera di Commercio di Bergamo, affiancata da altre generose istituzioni locali, per dotare la città di un’istituzione culturale, il cui principale intento è appunto quello di ricuperare, nell’ambito economico e sociale, le molte testimonianze, di valore assai cospicuo, via via accumulatesi nel corso dei secoli e meritevoli d’essere rilette ed interpretate per ridisegnare i cangianti paesaggi storici della bergamasca, per far riaffiorare, soprattutto sotto il profilo socio-economico (finora trascurato), il senso della vita, quale si venne disvolgendo e riplasmando entro i confini della plaga orobica nel garrire di differenti bandiere.
L’uomo nello scenario ecologico bergamasco
GUGLIELMO SCARAMELLINI

L’uomo nello scenario ecologico bergamasco




Introduzione culturale e scientifica dell’intero volume, il testo di Guglielmo Scaramellini propone un approccio inedito alla «lettura» dell’evoluzione socio-economica di una popolazione basandosi sul filo conduttore costituito dalle opportunità offerte e dai vincoli posti dall’ambiente naturale all’azione collettiva che nei secoli ha caratterizzato le genti bergamasche. Centrale è in tal senso l’originalità dei contributi dei più qualificati specialisti, nonché l’ambito interdisciplinare in cui si muovono gli stessi, così che la geografia umana, la geologia, la climatologia, l’idrografia, la botanica, la zoologia, ciascuna nel suo ambito, permettono una messa a fuoco di tutti gli elementi naturalistici che costituiscono il substrato su cui si muoveranno poi le successive indagini storiche previste dalla Fondazione per la Storia economica e sociale di Bergamo. Ugualmente importante è l’individuazione di un approccio rigorosamente scientifico, ma rivolto ad un pubblico di non-specialisti, secondo una strategia di studio e comunicazione che ha dato vita ad una delle più complete ed aggiornate messe a fuoco degli aspetti naturalistici di un’area subregionale finora realizzate in Italia.
Il territorio bergamasco: una proposta di lettura
LELIO PAGANI

Il territorio bergamasco: una proposta di lettura




Il saggio di Lelio Pagani individua le modalità per cui uno spazio geografico, fisicamente assai differenziato come quello bergamasco, è divenuto il territorio proprio di una comunità, il supporto indispensabile alle genti che lo abitano per costituirsi in una collettività stabile ed unitaria. E’ così che l’ambiente in cui una società si è radicata nel corso dei millenni, da contesto esterno che ne condiziona la loro vita, ne diviene l’ubi consistat: la comunità vi si è forgiata attraverso le dinamiche demografiche, l’evoluzione socio-economica. Un ambiente che è inoltre la pietra di paragone della volontà, efficienza e perseveranza della gente che lo abita e che ne introietta i caratteri salienti, facendone lo specchio della propria personalità collettiva e di una individualità culturale. Un habitat che per la funzione svolta nei secoli nei confronti dei caratteri e dei destini di questo gruppo umano, ne è divenuto la proiezione concreta, il territorio vitale, e proprio per ciò il primo, il più immediato e comune oggetto di amore, e di identificazione e talvolta quasi di culto.
Le forme del territorio
FRANCO FORCELLA

Le forme del territorio




Il saggio di Franco Forcella illustra in modo particolareggiato le forme attuali del territorio bergamasco, considerandolo nelle sue varie sezioni, dalla montagna più interna e dal rilievo prealpino, all’area pedemontana, all’alta pianura asciutta ed a quella ricca d’acqua; da i grandi bacini imbriferi montani alle aste fluviali che incidono i pianalti o divagano nel bassopiano e lo impaludano; agli accumuli glaciali – oggi ridottissimi – e dalla morfologia delle alte valle di origine glaciale , ai piccoli grandi laghi prealpini e agli apparati morenici quaternari dei bacini dell’Adda e dell’Oglio, alle alluvioni recenti planiziali. Richiami alla natura geologica, alle vicende tettoniche ed ai processi morfogenetici (presentati secondo le più recenti acquisizioni scientifiche) servono efficacemente a spiegare gli scenari entro i quali si collocano gli aspetti naturalistici indagati nei saggi successivi, costituendone una sorta di introduzione generale , nonché premessa fondamentale per capire come si sia dipanata la storia della società bergamasca nel trasformare l’ambiente per adattarlo alle proprie esigenze vitali, scontrandosi con gli ostacoli naturali o approfittando delle opportunità esistenti.
I caratteri geologici del territorio
ANDREA ZANCHI

I caratteri geologici del territorio




Presentando i caratteri geologici del territorio bergamasco , il saggio di Andrea Zanchi affronta inizialmente gli aspetti generali del settore Orobico nell’ambito dell’evoluzione della catena alpina. Segue una descrizione dell’evoluzione stratigrafica delle rocce che costituiscono i rilievi della nostra provincia. Vengono quindi illustratele zone in cui risulta suddiviso il settore Orobico delle Alpi meridionali in base alle risultanze dei processi tettonici (secondo cioè l’associazione e la geometria delle strutture geologiche che ne sono derivate). Attraverso la sintesi degli aspetti trattati si individua l’evoluzione strutturale, la « storia geologica », di questa porzione di territorio utilizzando alcune delle più innovative teorie disciplinari. In conclusione si traccia quindi la storia delle conoscenze e delle principali interpretazioni avanzate dagli studiosi riguardo alla catena orobica.
Montagna e pianura: i processi geologici recenti e gli effetti sull’ambiente
MAURO CREMASCHI - ALFREDO BINI - CARLA FERLIGA - MAURO MARCHETTI - CESARE RAVAZZI - STEFANO ROSSI

Montagna e pianura: i processi geologici recenti e gli effetti sull’ambiente




Proseguendo l’analisi dell’evoluzione geologica del territorio bergamasco, l’attenzione si rivolge ora ai processi morfogenetici che hanno originato la pianura bergamasca ed hanno modellato il margine pedemontano delle Prealpi negli ultimi 5 milioni di anni. L’analisi prende avvio nel Pliocene inferiore, quando il mare occupava il territorio padano, incuneandosi anche nelle valli orobiche. Vengono presentate le principali vicende geologiche che hanno determi8nato il modellamento delle valli (attività dei fiumi e dei ghiacciai), la costruzione della pianura ed hanno dato origine a bacini palustri e lacustri, utili per ricostruire l’evoluzione dell’ambiente(il bacini di Leffe) il saggio a cui hanno collaborato Alfredo Bini, Carla Ferliga, Mauro Marchetti, Cesare Ravazzi e Stefano Rossi è completato dall’analisi dei suoli e dei paleosuoli, la cui importanza per la storia del popolamento umano è agevolmente intuibile.
Il patrimonio idrico: acque superficiali e sotterranee
POMPEO CASATI

Il patrimonio idrico: acque superficiali e sotterranee




Il saggio di Pompeo Casati, integrato da un capitolo relativo alle sorgenti di Carlo Bertuletti, illustra un tema di grande interesse, non soltanto naturalistico ma anche sociale ed economico per la provincia di Bergamo (pensiamo solo all’importanza ed al ruolo delle risorse idriche svolto in occasione dei primi insediamenti industriali): le acque superficiali e sotterranee. Si esaminano in particolare i corsi d’acqua naturali (con speciale attenzione alle sorgenti, le risorgive, le fonti minerali ed i ghiacciai. Una speciale attenzione viene posta alla regolazione e alla gestione antropica delle acque correnti e degli specchi d’acqua, ed analogamente viene fatto per le rogge ed i canali (alcuni dei quali attivi già nel Medioevo), i fontanili, i laghi artificiali (specie di montagna, destinati alla produzione di energia idroelettrica, ma anche di pianura, creatisi nelle cave abbandonate, e variamente utilizzati) e lo sfruttamento delle sorgenti e delle fonti minerali: tutti aspetti di grande rilievo economico, ma anche sociale e culturale, nella vita delle popolazioni bergamasche.
Le risorse naturali: i minerali e le rocce
SERGIO CHIESA - ANNA PAGANONI - DANIELE RAVAGNANI - FRANCO RODEGHIERO

Le risorse naturali: i minerali e le rocce




Decisamente orientato ad illustrare l’utilizzazione umana delle risorse naturali presenti nel territorio bergamasco, il saggio di Sergio Chiesa Anna, Paganoni, Daniele Ravagnani, e Franco Rodeghiero esamina con sistematicità l’uso dei singoli tipi di risorse: dai minerali metallici ed industriali, a quelli non metallici e alle rocce, prendendone in considerazione la distribuzione nell’area provinciale, i principali poli di estrazione, le lavorazioni cui sono sottoposti, nonché le destinazioni cui sono oggi, e sono stati in passato, destinati. Molte di queste materie prime, infatti, sono conosciute ed utilizzate da lungo tempo (così è per il ferro, il piombo o l’argento, estratti fin dall’Antichità, per no parlare di certe pietre da costruzione); altre, invece, sono di uso più recente (basti pensare alle vicende presto concluse della coltivazione dei giacimenti di uranio della Valgoglio). Si tratta di risorse assai rilevanti per la storia economica e sociale di Bergamo, e per quella della colonizzazione e dell’uso del territorio fin dai tempi più lontani, tanto da avere marcato in modo netto la vocazione di alcune sue aree, dalla siderurgia alla lavorazione del cemento.
Storia del clima e del paesaggio vegetale
LANFREDO CASTELLETTI

Storia del clima e del paesaggio vegetale




Il saggio di Lanfredo Castelletti affronta in modo sistematico, e per la prima volta, la storia del clima e delle conseguenti variazioni del paesaggio vegetale nel territorio Bergamasco, a partire dal Pleistocene superiore e giungendo, attraverso le profonde e radicali modificazioni manifestatesi in questi ultimi 100.000 anni, fino all’età tardoromana e altomediovale. Stante a lunga durata del periodo preso in esame e la tardiva incisivamente trasformatrice irruzione dell’Uomo nell’ambiente naturale, le fonti a cui si è ricorso sono le più varie, da quelle strettamente naturalistiche ( studio geologico e paleobotanico dei sedimenti lacustri, ad esempio) a quelle archeologiche (analisi dei reperti e del loro contesto), nonché ai testi storici. Il tutto senza dimenticare le difficoltà derivanti dalla scarsità dei siti finora studiati nell’area bergamasca, così che i dati ad essa relativi vanno integrati con osservazioni effettuate al di fuori – benché in prossimità – del territorio provinciale: operazione grandemente complessa che richiede particolare sensibilità e provata competenza, ma che produce risultati suggestivi aprendo prospettive d’indagine.
Il clima del nostro tempo
SEVERINO BELLONI - MANUELA PELFINI

Il clima del nostro tempo




Il clima dell’area bergamasca non era mai stato finora indagato in maniera sistematica (se si esclude un breve saggio su dati precedenti il 1957), così che lo studio di Severino Belloni e Manuela Pelfini risulta il più completo ed organico tra quelli esistenti, prendendo in considerazione tutti i parametri scientifici disponibili per alcune o per l’insieme delle stazioni di rilevamento provinciali: insolazione, temperature, precipitazioni, permanenza del manto nevoso, direzione del vento. Si tratta, ovviamente, dei dati climatici relativi agli ultimi decenni e che soltanto per la stazione del capoluogo provinciale ( e relativamente ai soli andamenti di temperatura e precipitazioni), risalgono fino al terz’ultimo decennio del XIX secolo. Il documento quadro che ne emerge consente peraltro di qualificare con precisione il clima del territorio, collocandolo entro una particolare tipologia odierna , così che anche le variazioni verosimilmente subite in epoche passate possono essere correttamente ipotizzate – per analogia o per estrapolazione di particolari indicatori – dagli specialisti dei vari periodi storici, ed utilizzati nell’interpretazione dei fatti umani dei secoli trascorsi.
Il manto vegetale nell’ultimo millennio
CARLO ANDREIS

Il manto vegetale nell’ultimo millennio




Il saggio di Carlo Andreis esamina l’evoluzione della copertura vegetale del territorio bergamasco, mettendola in relazione con le variazioni climatiche e con le vicende della storia umana ( grandemente – se non altrettanto – incisive) che hanno radicalmente trasformato il mantello originario ( quello cioè presente quando le trasformazioni antropiche hanno avuto inizio): deforestazione, sostituzione di essenze spontanee con altre di maggior valore economico, creazione di un paesaggio agrario totalmente artificiale ( tramite la regolazione delle acque superficiali o di risorgiva), terrazzamento de versanti pedealpini, colonizzazione pastorale delle alti valli... Attento alla ripartizione fra montagna, collina e pianura, lo studio delinea i profondi, ma arealmente diversi, processi di trasformazione od eliminazione della copertura vegetale spontanea, con la conseguente selezione, riduzione e standardizzazione delle specie presenti, fino al loro abbandono odierno in seguito al cospicuo e rapido esodo agricolo che favorisce, specie sui rilievi, un ritorno spontaneo, di comunità vegetali selvatiche, peraltro incomplete o degradate rispetto a quelle originarie.
Le specie animali degli ultimi secoli
GUIDO TOSI - GUIDO PINOLI - ETTORE TIBALDI

Le specie animali degli ultimi secoli




Essendo gli studi specifici sulla fauna del territorio bergamasco numericamente ridotti, e comunque relativi soltanto a Mammiferi e Uccelli il saggio di Guido Tosi e Guido Pinoli, completato da un capitolo di Ettore Tibaldi sull’ittiofauna costituisce un importante punto di riferimento, integrando fra l’altro tutte le informazioni disponibili. Ciò vale per popolamento faunistico contemporaneo come per quello del passato più recente ( è il caso delle specie ornitiche rilevate nel XVIII secolo e alla fine dell’Ottocento), o per quelli più o meno remoti ( si va dalle tipologie zoologiche rilevate dai reperti fossili a quelle documentate da cronache o atti amministrativi del Medioevo). Se la varietà della fauna presente nel passato è stata grandemente ridotta nella ricchezza delle specie, e decimata nel numero degli esemplari, causa la colonizzazione da parte dell’uomo in cerca di nuovi spazi da sfruttare economicamente (nonché per l’indiscriminato prelievo venatorio), dallo studio emerge peraltro la rassicurante constatazione che alcune specie, soprattutto montane, stanno riappropriandosi di vaste estensioni del territorio grazie ad una ricolonizzazione spontanea o artificiale.

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