Dalla fine del Settecento all'avvio dello Stato Unitario

Le tendenze generali dell’economia
ALBERTO COVA

Le tendenze generali dell’economia




Nella prima metà dell’Ottocento, l’economia di Bergamo e della provincia accentua la sua caratteristica di economia manifatturiera. L’agricoltura, che nell’età francese si è parzialmente trasformata con l’alienazione dei beni della Chiesa, continua ad essere un settore importante soprattutto nella componente degli allevamenti del bestiame e del baco da seta, capaci entrambi di garantire un elevato livello di accumulazione. Ma poiché si tratta anche di un’agricoltura strutturalmente incapace di produrre ciò che serve per alimentare una popolazione relativamente consistente, così il sistema locale è in qualche modo «costretto» a sviluppare le risorse disponibili che sono il setificio e la lavorazione dei minerali metallici, ed il ferro in primo luogo. Nella prima metà dell’ottocento è comunque il setificio ad attraversare un periodo di straordinario sviluppo, determinato da una domanda estera in grande crescita. La provincia si caratterizza per una marcata specializzazione territoriale delle attività produttive e, di conseguenze, per una diffusa attività di trasformazione, generatrice, a sua volta, di una fitta rete di scambi. Si consolida quindi una tendenza singolarmente favorevole all’assunzione di nuove iniziative di cui sono testimonianza le nuove industrie cotoniere, le trasformazioni del setificio e le innovazioni tecnico-organizzative in esso introdotte dopo la crisi di metà Ottocento, e lo sviluppo dei nuovi settori industriali nella seconda parte del XIX secolo.
L'evoluzione demografica tra la fine del Settecento e la grande crisi agraria
RITA GIUDICI

L'evoluzione demografica tra la fine del Settecento e la grande crisi agraria




Lo studio della popolazione comporta un primo livello d’indagine riguardante la struttura demografica del Bergamasco nel complesso, analizzando le sue componenti principali quali l’evoluzione della popolazione aggregata nel lungo periodo intercorso tra l’ultima età veneta e gli anni postunitari, la sua densità e distribuzione su un territorio dai caratteri molto difformi, l’andamento delle componenti naturali del movimento demografico. A un secondo piano la ricerca si interroga su alcuni specifici comportamenti demografici. Nonostante la lentezza della crescita complessiva della popolazione bergamasca nel XIX secolo, l’alta mortalità infantile e l’esposizione dei neonati risultano sintomatiche dell’estremo disagio sociale. Fenomeni che sfuggono alle statistiche dell’epoca, ma di sicura rilevanza economica e sociale, erano poi la forte mobilità di carattere stagionale della popolazione e i trasferimenti permanenti di residenza all’interno e all’esterno della provincia.
Camera di Commercio e imprenditori: continuità di gestione fra Parigi e Vienna
ALBERTO LUPINI

Camera di Commercio e imprenditori: continuità di gestione fra Parigi e Vienna




Dopo la Repubblica Bergamasca del 1797, con l’arrivo dei francesi nascono lo Stato moderno e nuovi istituti come il Codice di Commercio e (15 novembre del 1802) le Camere di Commercio. L’eredità delle Secolari corporazioni passa ai nuovi organismi di rappresentanza mentre, inizialmente, le funzioni si sovrappongono a quelle dei Tribunali mercantili. La successiva Restaurazione non tocca gli assetti istituzionali napoleonici tanto che tutti gli amministratori restano in carica per una precisa scelta di cautela degli austriaci che non volevano alienarsi il sostegno della borghesia e dell’aristocrazia locale. Emblematico è il caso del vicepresidente Giovan Battista Bottaini, commerciante in ferro, che guidò l’ente ininterrottamente dal 1812 al 1839, o la permanenza in carica di consiglieri contrari al governo di Vienna e sostenitori delle istanze patriottiche, come Giovan Battista Piazzoni. Attraverso l’avvicendarsi degli amministratori camerali, fra i quali fu sempre elevata la presenza di imprenditori svizzeri, si può inoltre cogliere il progressivo rafforzarsi del peso assunto dall’industria serica e, successivamente, la nascita di quella cotoniera e siderurgica. L’attività a favore dello sviluppo industriale porta alla costituzione della Società Industriale Bergamasca a cui viene affidato il compito di stimolare l’innovazione tecnica e sociale.
Le istituzioni del sociale
EDOARDO BRESSAN

Le istituzioni del sociale




Tenendo presente che il contesto della nuova ondata riformatrice, nel nuovo assetto governativo postrivoluzionario, non poteva non essere sentito violento in terra bergamasca (che aveva, sotto il governo veneto, un sistema di gestione dell’assistenza tradizionale, quando invece nella vicina Lombardia, passata all’Austria dopo il 1748, erano in atto le riforme dell’imperatrice Maria Teresa e del figlio Giuseppe), dobbiamo ammettere che gli organi governativi usarono perciò una certa saggezza nello scegliere tra i nuovi gestori in gran parte uomini dell’antica amministrazione. La fitta trama di Ospizi, Luoghi Pii e Misericordie ebbero delle perdite irreparabili; ma ormai in quei primi anni dell’Ottocento non si poteva parlare di pubblica beneficenza se non in un quadro giuridico radicalmente diverso. La Congregazione di Carità fu l’organo che ebbe l’incarico di centralizzare l’eccessivamente parcellizzata assistenza e di svolgere quella «carità legale» che le nuove istanze di uguaglianza e libertà suggerivano. Essa, sotto il dominio austriaco venne sciolta ufficialmente nel 1819 mantenendo però alcune prerogative fino al 1827. A quest’epoca gli Enti di assistenza vennero divisi in tre grandi categorie: i Luoghi Pii, gli Ospedali, gli Orfanotrofi. Ancora una volta l’élite cittadina venne coinvolta e confermata nella gestione. Non pochi furono i problemi che l’assistenza dovette affrontare: uno dei più spinosi fu quello degli «esposti» e un altro quella della mendicità. Un decreto del 25 luglio 1806 aveva stabilito l’istituzione di quattro Case di lavoro per accogliere mendichi e vagabondi con l’intendimento del recupero.
Tecnologia e industria della seta tra la fine dell’età veneta e gli anni postunitari
GIANPIERO FUMI

Tecnologia e industria della seta tra la fine dell’età veneta e gli anni postunitari




Nel primato del setificio nell’ambito della manifattura bergamasca e regionale del XVIII e XIX secolo, sotto il profilo della struttura organizzativa e tecnica delle aziende non si avvertono le fratture che ci si attenderebbe dall’ingresso di nuove generazioni di imprenditori e di commercianti serici, dalle oscillazioni nelle relazioni commerciali intervenute nel lungo periodo tra il secolo dei lumi e la metà dell’Ottocento, dall’avanzata nelle regioni d’oltralpe di una tecnologia meccanizzata connessa al sistema di fabbrica. L’espansione conservò al settore una grande dispersione dell’attività di trattura a fronte della polarizzazione della torcitura, la trasformazione diretta dei bozzoli da parte di molti proprietari fondiari e insieme il non raro ricorso da parte dei filatoieri al controllo di qualche quota di produzione della seta tratta da filare nel proprio torcitoio, una tecnica di trattura tradizionale – a quattro capi, completamente manuale, non standardizzata nelle attrezzature e nei risultati -, il predominio della piccola impresa di torcitura con un ricorso pressoché generale al lavoro domiciliare per l’incannatura. Neppure l’importazione di nuovi paradigmi tecnici e organizzativi nel quarto decennio dell’Ottocento – in alcune esperienze più organiche di trattura «a vapore» e di messa in opera di nuovi sistemi di torcitura – innescò comportamenti imitativi diffusi. Solo la profonda crisi degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso avviò una severa ristrutturazione dell’apparato produttivo del setificio.
Esperienze imprenditoriali nel Bergamasco tra Restaurazione e primi decenni postunitari
CLAUDIO BESANA

Esperienze imprenditoriali nel Bergamasco tra Restaurazione e primi decenni postunitari




Alla metà del XIX secolo gli operatori del settore serico, soprattutto i grandi commercianti, impegnati anche in attività di trattura e torcitura, paiono dominare la vita manifatturiera della provincia di Bergamo. Altri imprenditori, tuttavia, non mancano di far sentire la loro presenza; da un lato infatti mantengono un loro dinamismo attività di solida tradizione, dalla fabbricazione dei panni alla prima e seconda lavorazione del ferro, dall’altro si affacciano anche nel Bergamasco esperienze di produzione accentrata e meccanizzata di lino e di cotone. La crisi bachicola, tra il 1855 e la fine del decennio Sessanta, non mette in discussione la centralità della seta nella vita economica locale. Contemporaneamente, componenti di famiglie da tempo attive nella zona, o in aree limitrofe, danno vita ad iniziative, nei settori del cemento e del ferro, destinate a lasciare traccia profonda, e non solo a livello locale. Il decennio Settanta vede il moltiplicarsi, essenzialmente per merito di imprenditori provenienti dai cantoni di lingua tedesca della Confederazione elvetica e dal Milanese, delle imprese impegnate nella lavorazione del cotone. Nello stesso periodo anche molti operatori locali si fanno promotori, nei settori più disparati, di iniziative che contribuiscono a rinsaldare la tradizione manifatturiera della provincia orobica.
Gli scambi e le relazioni economiche interne e internazionali
ANNA MARIA GALLI

Gli scambi e le relazioni economiche interne e internazionali




Nella nuova aggregazione territoriale del periodo napoleonico la provincia bergamasca, non direttamente collegata ai grandi valichi alpini, presentava un sistema di strade principali e secondarie che, in modo immutato e per certi versi aggravato, procurava lentezze e disagi nei trasporti. Per l’insufficienza delle risorse disponibili, gli sforzi di miglioramento furono concentrati sulla viabilità principale, e particolarmente sulle strade postali, mentre quella minore, affidata all’iniziativa locale, fu trascurata. In tempi segnati dall’insicurezza, le fiere – in particolare quella di S. Alessandro – e i mercati di borgo decaddero per le pressioni e i controlli fiscali. A Restaurazione avvenuta, il governo austriaco potenziò la rete viaria con qualche opera di grande portata – come la carreggiabile della Val Brembana -, perfezionò i tracciati e si dedicò soprattutto a un’attenta manutenzione stradale. Ripresi in pieno gli scambi, le strade cominciarono a d essere percorse da diligenze e velociferi con una certa regolarità di servizi. E il vapore sostituì la vela anche sull’Iseo. La problematica dei trasporti fu tuttavia segnata dalla lunga contesa ferroviaria: una querelle che si concluse alla vigilia dell’Unità lasciando, però, tutte le parti insoddisfatte.
L'economia della Valle Seriana nella prima metà dell’Ottocento
LUIGI TREZZI

L'economia della Valle Seriana nella prima metà dell’Ottocento




L'economia della Valle Seriana nella prima metà dell’Ottocento è rappresentata, accanto ad uno squilibrato rapporto fra popolazione e territorio, da alcune modificazioni in campo agricolo che, senza sconvolgerne in profondità l’assetto, introducono alcuni significativi mutamenti che toccano l’utilizzazione del terreno, la variazione relativa delle coltivazioni e le condizioni dell’allevamento. Nel settore siderurgico e metallurgico, assieme ad un miglioramento delle vie di comunicazione, tra l’inizio e la metà del secolo si assiste sia alla massima espansione del modo tradizionale di produzione che alla sua ristrutturazione e rinnovamento tecnico dopo le difficoltà dei primi anni della Restaurazione. Anche per quanto riguarda il ramo tessile questo periodo segna un momento di sviluppo rappresentato dalla meccanizzazione del lanificio e dalla comparsa di una lavorazione non occasionale della seta.
L'amministrazione pubblica a Bergamo nell’Età della Restaurazione
ALBERTO LIVA

L'amministrazione pubblica a Bergamo nell’Età della Restaurazione




Il saggio illustra l’attività amministrativa dell’Assemblea cittadina nell’età della Restaurazione. Dopo una premessa volta a delineare il quadro istituzionale del Regno Lombardo Veneto, la ricerca mette in luce i poteri e le attività consiliari in materia di nomine, al fine di evidenziare le procedure e i meccanismi per dar conto della personalità e della carriera dei nominati. Attenzione specifica è dedicata alle modalità relative alla redazione e all’approvazione dei bilanci, nonché al contenuto degli stessi. Il lavoro prende in considerazione la politica di spesa in materia di istruzione e cultura. Fa seguito l’analisi delle scelte di spesa in materia di opere pubbliche e degli oneri per le manutenzioni, senza trascurare la problematica relativa all’esigenza di creare posti di lavoro, e dando conto della questione altresì molto sentita del collegamento ferroviario della città. Un rapido cenno è poi dedicato al capitolo «spese straordinarie», soprattutto in relazione a quelle impegnate per cerimonie e feste in occasione della visita di personalità.

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