Home> Pubblicazioni>Storia Economica e Sociale di Bergamo>Volume 6 - Cultura, economia e welfare

Cultura, economia e welfare

Economia e cultura nello sviluppo
VERA ZAMAGNI

Economia e cultura nello sviluppo




Mentre il primo tomo di questo ultimo volume della Storia economica e sociale di Bergamo è dedicato alle discontinuità geografico-urbanistiche e politico-istituzionali di quest'ultimo mezzo secolo, nel secondo tomo si illustrano piuttosto le continuità, che lasciano man mano emergere le rivisitazioni, in contesti diversi, di precedenti linee di sviluppo e le novità tout court, anche queste all'insegna sempre di un forte radicamento nel passato come non può non awenire quando in campo vi è l'economia, la società e la cultura. Ancora, a differenza del primo tomo, questo secondo è più composito, costituito com'è da cinque saggi, il primo dei quali rappresenta un angolo visuale che nel precedente volume non era stato curato, ossia I'evolversi delle istituzioni culturali, mentre i tre saggi centrali forniscono un quadro dettagliato e circostanziato dello sviluppo economico della provincia di Bergamo e l'ultimo saggio ricostruisce i cambiamenti awenuti in tema di welfare.
Le istituzioni culturali
ALBERTO CASTOLDI

Le istituzioni culturali




Nel corso del '900, Bergamo si è andata sviluppando ai piedi del colle, e contemporaneamente si è assistito al progressivo spopolamento della Città Alta; tuttavia è ancora l'eredità del passato a costituire l'identità forte della città e ad ipotecare gli sforzi di rinnovamento. Le istituzioni principali sono anche quelle più antiche, e si riassumono nell'Accademia Carrara, nella Biblioteca Angelo Mai, nel Teatro Donizetti, nel Liceo Sarpi. Ad esse si aggiungeranno i giornali ("Giornale di Bergamo", "L'Eco di Bergamo"), l'attività delle banche locali e, a partire dagli anni '70, l'università. Queste istituzioni si fanno interpreti dei valori della collettività, così come li avevano ereditati da un'klite cittadina formatasi sugli ideali risorgimentali e sulla tradizione della cultura cattolica. Bergamo è caratterizzata da un'attività culturale particolarmente intensa e diffusa, ma dispersiva: sono però da segnalare opere importanti come La storia di Bergamo e dei bergamaschi del Belotti e i volumi dedicati ai Pittori Bergamaschi, iniziative prestigiose come il Premio Bergamo di pittura, mostre di grande risonanza come quelle dedicate a Moroni, Baschenis, Lotto e Caravaggio, la rassegna di opere liriche denominata Teatro delle novità, l'attività della Società del Quartetto, il Festival Pianistico che vede unite Brescia e Bergamo. Tutte queste iniziative non hanno però trovato collocazione in un disegno complessivo: la mancanza di una classe dirigente adeguata ha di fatto impedito alla città di elaborare nell'arco del secolo una politica culturale in grado di accompagnare la rapida crescita economica che ha radicalmente mutato l'identità ma anche i bisogni della popolazione.
Sessantanni di industrializzazione in controtendenza rispetto all'Italia
STEFANO COFINI

Sessantanni di industrializzazione in controtendenza rispetto all'Italia




Negli ultimi sessanta anni, la specializzazione industriale di Bergamo si rafforza, tanto da determinare l'intensità e i tempi dello sviluppo economico dell'intero territorio provinciale. Il ruolo egemone del secondario causa un'evoluzione in controtendenza rispetto all'ltalia e alla stessa Lombardia, ma comune ad altre aree del nord e in particolare del nord-est. La stessa evoluzione temporale manifesta caratteri anti-ciclici: una crescita più contenuta durante il boom e del tutto ancorata alle industrie e alle imprese più antiche; un'accelerazione dello sviluppo negli l anni Settanta indotta dal decentramento produttivo e territoriale; una maggiore vivacità nelle fasi congiunturali trainate dalle esportazioni e dalle svalutazioni competitive; andamenti divergenti rispetto all'ltalia con l'affermarsi della globalizzazione e della nuova media impresa. Continui sono i cambiamenti dei fattori competitivi e della struttura d'impresa; l'analisi ne ricostruisce i passaggi salienti nel ruolo della piccola industria a partire dal 1970 e nella sua integrazione con le grandi imprese più antiche, nell'arrivo delle multinazionali e nella successiva affermazione di alcune medie imprese leader. L'evoluzione della struttura produttiva determina continui mutamenti della classe imprenditoriale, del lavoro, delle relazioni industriali, della domanda politica e dei fabbisogni di infrastrutture e servizi. Il saggio documenta le trasformazioni attraverso una ricostruzione delle serie storiche dei principali dati strutturali e congiunturali, ma attinge informazioni anche dai documenti ufficiali e dalle numerose analisi prodotte dai soggetti protagonisti dell'economia di Bergamo nel secondo dopoguerrra.
Demografia, formazione professionale ed evoluzione del mercato del lavoro
NATALE CARRA

Demografia, formazione professionale ed evoluzione del mercato del lavoro




Attraverso un'analisi minuta e dettagliata soprattutto delle componenti demografiche territoriali, fondamentali nello studio di medio e lungo periodo delle dinamiche economiche a livello locale, il saggio cerca di analizzare i meccanismi concernenti crescita e sviluppo del mercato del lavoro così come si sono manifestati dal dopoguerra ad oggi nell'ambito del territorio bergamasco. La storia demografica di Bergamo degli ultimi cinquant'anni viene con precisione raffrontata a quella di altre province e collocata nell'ambito dell'evoluzione complessiva della regione lombarda a partire dal 1951, sottoponendo i dati di raffronto così ottenuti con gli strumenti di indagine messi a punto in questi anni che consentono di interpretare i fenomeni legati all'economia del lavoro con l'aiuto di analitiche e circostanziate chiavi di lettura. Attenzione viene anche riservata al recente fenomeno espansivo dei fenomeni migratori legati all'emigrazione extracomunitaria, particolarmente marcati nella seconda metà degli anni Novanta. L'evoluzione dell'occupazione bergamasca viene inoltre esaminata e messa in relazione con le dinamiche più generali a livello nazionale ed internazionale cercando di rintracciare le peculiarità distintintive del "modello" orobico e le sue paradossali caratteristiche individuali come quella ad esempio di un basso profilo delle risorse umane, quando vengano misurate in termini di grado di istruzione, e l'ottima performance del sistema economico e produttivo locale nel loro complesso. Le serie di dati contenuti nell'appendice statistica permette di cogliere in sinossi e con grande immediatezza le dinamiche economiche, demografiche ed occupazionali descritte nel testo.
Dalle AM lire all'euro: le banche e la finanza
MARIO COMANA

Dalle AM lire all'euro: le banche e la finanza




Il sistema bancario e finanziario dell'economica bergamasca si è trasformato dal secondo dopoguerra secondo un percorso non dissimile da quello riscontratosi a livello nazionale, talvolta virtuoso, talora vizioso. Il territorio è stato a lungo servito da sportelli di istituti creditizi sorti per opera dellagente bergamasca. La presenza di tre banche locali di medie dimensioni, sino alle soglie degli anni Novanta, può essere considerata quale elemento in grado di accrescere il connubio con il territorio e capace di facilitare la comprensione dei bisogni finanziari della popolazione. In un contesto decisamente "bancocentrico': la relazione banca-impresa è stata spesso stretta, talvolta quasi collusiva, ma, alla prova dei fatti, efficace nel favorire lo sviluppo dell'industrializzazione e la diffusione del seme dell'imprenditorialità. Le imprese bergamasche, vedendosi generalmente precluse le vie d'accesso ai mercati mobiliari, hanno affrontato le sfide competitive della seconda metà del secolo, awalendosi di banche che hanno generalmente interpretato il ruolo di prestatore di capitali in modo estensivo, stabilendo una proficua partnership con le imprese. Il rapporto che ne è nato ha finito con l'essere particolarmente fruttuoso nel periodo della ricostruzione postbellica e della stabilizzazione finanziaria, meno positivo e persino conflittuale durante la successiva fase di elevata inflazione. L'awento della Moneta Unica Europea, e la fase di stabilizzazione monetaria e finanziaria che ne è discesa, paiono ora creare le condizioni affinché gli intermediari finanziari tornino a svolgere il ruolo di partner capace di sostenere attivamente lo sviluppo dell'economica orobica.
Il Welfare tra non profit e istituzioni
DARIO NICOLI

Il Welfare tra non profit e istituzioni




Nella realtà bergamasca è emerso nel corso degli anni un modello digoverno della società basato su una notevole attenzione ai servizi di cura ed alla micro-gestione del territorio, sulla base dell'integrazione tra le iniziative della pubblica amministrazione e la rete di solidarietà comunitaria e parentale. Ma ciò non è awenuto in assenza di discontinuità e rotture. Il regime fascista mirava ad un apparato organico di servizi, ma in modo scarsamente integrato con le iniziative private, in particolare cattoliche. Nel secondo dopoguerra la Repubblica manifesta un atteggiamento più collaborativo nei confronti della rete delle Opere Pie di ambito cattolico, ma nel contempo mira a realizzare gli ECA. comunali. Negli anni '60 si delinea una politica di forte intervento pubblico anche tramite l'assimilazione di buona parte delle opere cattoliche operanti fino a quel momento. Ma ciò prelude ad una crisi, finanziaria, che conduce successivamente ad una politica di razionalizzazione, specializzazione e concentrazione dei servizi, specie sanitari. Si manifesta, accanto a ciò, una nuova capacità di iniziativa degli Enti locali in collaborazione con organismi del settore "non profit" di "terza generazione" dopo la prima stagione delle Opere Pie e la seconda del movimento mutualistico e sindacale. Si delinea così - nell'epoca del benessere - una nuova e articolata cultura dei servizi e prende forma e sostanza tra pubblico e privato non solo una sorta di collaborazione funzionale ma la possibilità di un nuovo rapporto, un'intesa intorno ad una nuova cultura civile imperniata su una prospettiva di "nuovo umanesimo" capace di plasmare la visione della persona e dell'intera società.

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